Società e potere politico

La gente non conosce il suo vero potere

Politica

Come si legittima il potere? In nome di chi deve essere esercitato?

Chi deve comandare e chi deve obbedire?

Cosa deve fare il potere per essere giusto?

Quali sono i limiti del potere? Chi li definisce? Chi controlla che non vengano oltrepassati?

Il concetto di potere è per sua natura particolarmente complesso. Già Aristotele aveva definito la potenza come capacità di modificare qualsiasi cosa, e ne aveva individuato almeno quattro aspetti: 1) la capacità di effettuare un mutamento in un altro o in se stesso, 2) la capacità di subire un mutamento, 3) la capacità di essere mutato in meglio piuttosto che in peggio, 4) la capacità di resistere a qualsiasi mutamento (Aristotele, Metafisica, V e IX).

Nei secoli la sostanza del dibattito non è molto mutata, si è solo arricchita di una serie di aspetti nel tentativo di meglio definire il rapporto fra uomo, natura, società e poteri che si sono strutturati e rafforzati dall’incedere dell’esperienza umana. Forse la strada più semplice per avventurarsi nei sentieri che coinvolgono la complessa intelaiatura del potere sta nella lettura della definizione che ne viene data da un vocabolario (Vocabolario della lingua italiana, IEI). Leggendo il lemma potere ci si accorge della sua complessità. Per primo potere vuol dire ”Capacità oggettiva di fare qualche cosa” sia nella dimensione del fare individuale sia nella più complessa dimensione del poter “influire sul comportamento altrui, di influenzarne le opinioni, le decisioni, le azioni, i pensieri”.

In una seconda accezione, per ciò che riguarda la dimensione politico-giuridica, potere può voler dire “facoltà di compiere azioni giuridicamente importanti sia come manifestazione immediata della personalità giuridica di un soggetto, sia come sinonimo di potestà e talora di facoltà relativamente al compimento di alcuni atti giuridici”.

Si pensi, al di là delle teorie dell’età classica di Platone o Aristotele o degli stoici, impegnati ad analizzare le peculiarità del potere nella Grecia classica e nella Roma imperiale, alla concezione cristiana del potere come derivato dal disegno di Dio, quale emerge nelle opere di Agostino di Tagaste o di Tommaso d’Aquino. Con il XVI secolo si afferma la concezione politico-scientifica del potere di Machiavelli o di Guicciardini, basata sulla analisi della “verità effettuale”, fino alle teorizzazioni di Hobbes e Locke, che danno uno statuto concettuale rigoroso alla teoria del potere basato sul contratto e alla teorizzazione delle divisione del potere nelle sue diverse componenti secondo la teorica monarchico-costituzionale.

Tale itinerario continua poi nel XVIII secolo con il lavoro degli illuministi: Lo spirito delle leggi di Montesquieu analizza le peculiarità delle diverse legislazioni, mentre il Contratto sociale di Rousseau rappresenta la prima esplicita affermazione del potere democratico. Il XIX e il XX secolo sono stati poi il terreno su cui si sono confrontate e scontrate teorie del potere spesso antitetiche, da quelle liberali di Stuart Mill a quelle radicali di Marx, che hanno fermato l’attenzione non solo sulle tradizionali caratteristiche politiche del potere ma anche sul problema della sua gestione di fronte all’affermarsi delle richieste di partecipazione da parte delle masse subordinate. Infine, nell’ultimo scorci del XX secolo molti studi si sono concentrati su temi legati alla dialettica fra l’individuo e le istituzioni, sul problema della difesa dei diritti umani, sulle peculiarità di genere, legate ad esempio al riconoscimento della specificità della condizione della donna e dei suoi diritti.

Esercizio 1 – La parola potere

Nelle seguenti proposizioni la parola “potere” assume connotazioni differenti a seconda del contesto. Dopo aver letto attentamente le frasi proposte, provate a riscriverle utilizzando i significati qui sotto elencati, in modo da esplicitare l’accezione particolare del sostantivo in questione:

possibilità di fare qualche cosa; quantità di calore che può essere sviluppata dalla combustione di un kilo di un certo materiale; forza in base alla quale in una trattativa si può far accogliere il proprio punto di vista; autorità suprema nell’ambito di una comunità o di uno stato; attitudine o capacità di influenzare in modo determinante; quantità di beni e servizi che può essere comperato con una certa valuta; capacità accordata dall’ordinamento ad un soggetto di diritto; balìa; la stampa; facoltà di operare oppure no secondo la propria volontà; capacità.

  • Il potere della scienza non è infinito.
  • Finalmente il nemico era in loro potere
  • Il potere di manipolazione dei mass media sta modificando le caratteristiche della democrazia.
  • I maghi pretendo di avere poteri capaci di influire sulla vita degli uomini
  • Hitler ha dimostrato a quali eccessi può giungere il potere assoluto raccolto nelle mani di un solo individuo.
  • Un persona agli arresti domiciliari non ha il potere di lasciare la propria abitazione
  • Ognuno ha il potere di disporre dei propri beni
  • Il quarto potere ha avuto larga parte nello sviluppo delle democrazie occidentali
  • Il potere legislativo, esecutivo e giudiziario operano ciascuno nella propria sfera di competenza e senza interferenze per la buona gestione dello stato
  • Il potere d’acquisto della sterlina si è ridotto recentemente
  • La legna ha un alto potere calorifico
  • Il potere contrattuale dei dipendenti si è molto ridotto con la globalizzazione

Esercizio 2 – I modelli di potere 

Il sociologo Max Weber (18641920) nel suo Economia e società elabora una tipologia delle forme del potere che descrive i modelli di potere che hanno caratterizzato la storia. Proviamo a seguire il suo ragionamento.

«Il potere cioè la possibilità di trovare obbedienza per un determinato comando può fondarsi su diversi motivi di disposizione ad obbedire. Esso può essere condizionato soltanto dalla situazione di interessi, cioè da considerazioni razionali rispetto allo scopo, concernenti i vantaggi e gli svantaggi di colui che obbedisce; oppure può essere, d’altra parte, fondato sul semplice “costume”, cioè sulla sorda abitudine ad un agire acquisito; oppure può essere fondato in modo puramente affettivo, cioè mediante la mera inclinazione personale dei dominati. Il potere è di solito piuttosto sorretto internamente, sia presso i dominanti che presso i dominati, da fondamenti di diritto, cioè dai fondamenti della sua “legittimità”; ed il venir meno di questa credenza nella legittimità ha conseguenze molto importanti. In forma assolutamente pura esistono tre “fondamenti di legittimità” del potere, e ognuno di essi – nel suo tipo puro – è connesso con una struttura sociologica dell’apparato e dei mezzi amministrativi fondamentalmente differenti. 

Il potere legale in virtù di una statuizione ha come tipo puro il potere burocratico: il suo convincimento fondamentale è che qualsiasi diritto possa essere creato e mutato mediante una statuizione voluta in modo formalmente corretto.

Il potere tradizionale sussiste in virtù della credenza del carattere sacro degli ordinamenti e dei poteri di signoria esistenti da sempre. Il gruppo di potere è la comunità; il tipo di colui che comanda è il “signore”, mentre coloro che prestano obbedienza sono i “sudditi” e l’apparato amministrativo è costituito da “servitori”. Il potere carismatico sussiste in virtù di una dedizione affettiva alla persona del signore e ai suoi doni di grazia (carisma) – che sono in particolare qualità magiche, le rivelazioni o l’eroismo, la potenza dello spirito o del discorso […] I tipi più puri sono il potere dei profeti, degli eroi guerrieri, dei grandi demagoghi. Il gruppo di potere è l’associazione nella comunità o nel seguito. Il tipo di colui che comanda è il duce e il tipo di colui che obbedisce il “discepolo”[…]».

(M. Weber, Economia e società. Comunità, Donzelli, Roma 2005)

Si tratta di una analisi sociopolitica che conserva pur nel passare dei decenni uno smalto immutato. Nonostante il fluire del tempo la gestione del potere sembra proprio muoversi secondo le coordinate delineate da Weber in queste righe. Approfondite il discorso weberiano partendo dai seguenti spunti cercando di individuare gli elementi di novità che caratterizzano la realtà del potere all’inizio del XXI secolo.

Dividetevi poi in tre gruppi, ciascuno dei quali sostenga, motivandola con argomentazioni storico-filosofiche, la priorità di un modello di potere rispetto agli altri, anche in relazione ad alcune esperienze storiche che vi sembrano possano corrispondere ai vari tipi di potere: potere legale, potere tradizionale, potere carismatico.

Quale delle immagini sotto riportate è a vostro parere la più adatta a rappresentare le diverse forme di potere?

Esercizio 3 – Saggio

Considerate attentamente i seguenti frammenti che esprimono l’opinione di alcune significative figure di intellettuali, filosofi e politici sul tema del potere e della sua gestione concreta:

«Quale che sia la supremazia intellettuale di un uomo, non può mai assumere una supremazia pratica e utile sugli altri, senza l’aiuto di qualche meschino schermo o artifizio, che in sé sarà sempre più o meno basso e meschino». (H. Melville)

«Io rifiuto il potere conferitomi sotto la speciosa forma di “diritti dell’uomo”. Il mio potere è la mia proprietà, il mio potere mi dà la proprietà. Io stesso sono il mio potere e per esso sono la mia proprietà». (M.Stirner)

«Lo stato è un’organizzazione particolare della forza, è l’organizzazione della violenza destinata a reprimere una certa classe… Le classi sfruttatrici hanno bisogno del dominio politico per il mantenimento dello sfruttamento di un’infima minoranza sull’immensa maggioranza del popolo. Le classi sfruttate hanno bisogno del dominio politico per sopprimere completamente ogni sfruttamento». (V. Lenin)

«Dovremmo rivendicare, nel nome della tolleranza, il diritto a non tollerare gli intolleranti»(K. Popper)

«Il popolo non fu mai definito. È una entità meramente astratta, come entità politica. Non si sa dove cominci esattamente, né dove finisca. L’aggettivo di sovrano applicato al popolo è una tragica burla. Il popolo tutto al più, delega, ma non può certo esercitare sovranità alcuna. I sistemi rappresentativi appartengono più alla meccanica che alla morale». (B. Mussolini)

«La nonviolenza non prende il potere, non lo desidera neanche. È il potere che va verso di lei». (M. Gandhi)

Dopo aver letto queste opinioni, sceglietene alcune e provate a scrivere un breve saggio sull’atteggiamento filosofico che vi è insito e la concezione del potere che ne è implicita, a partire dalle seguenti domande stimolo:

  • Quale deve essere un modo corretto di gestione del potere politico?
  • E’ possibile dimostrare razionalmente gli assunti di questi brevi testi e, se sì, quali ne possono essere gli esiti?

Partendo dalla vostra esperienza concreta di cittadini cercate di individuare casi di personalità politiche o di intellettuali che si fanno portavoce di posizioni similari a quelle qui presentate.

Esercizio 4 – Testo creativo

Bob Dylan scrisse “Times They Are a Changing” nel 1962, appena prima dell’assassinio del presidente Kennedy, e divenne rapidamente il simbolo di un pensiero che stava mettendo in discussione le forme consolidate della politica che, fra l’altro, si esprimeva nel crescente impegno USA nel Vietnam. Si tratta di un testo molto coinvolgente con un indubbio afflato poetico. Dopo averlo letto in traduzione, cerca anche la versione originale.

Prendendo spunto dalle tue letture e dalle tue esperienze, nelle quali emerga il rapporto fra potere come fattore di ordine e progresso e potere come violenza e distruzione, elabora un breve testo, magari in forma poetica o di canzone.

Esercizio 5 – La giustizia

Al potere si chiede di essere giusto. Ma cos’è la giustizia?

Sono interessanti a questo proposito le riflessione del filosofo statunitense John Rawls, secondo il quale la giustizia è «il primo requisito delle istituzioni sociali», così come la verità lo è dei sistemi di pensiero. Come una teoria, egli argomenta, deve essere abbandonata o modificata se non risulta vera, così le leggi e le istituzioni devono essere abolite o riformate se sono ingiuste, anche se fornissero un certo grado di benessere alla società nel suo complesso, in quanto «ogni persona possiede un’inviolabilità fondata sulla giustizia su cui neppure il benessere della società nel suo complesso può prevalere. Per questa ragione la giustizia nega che la perdita della libertà per qualcuno possa essere giustificata da maggiori benefici goduti da altri» (J. Rawls, Teoria della giustizia; Feltrinelli, Milano 1982).

Attraverso un esperimento mentale, detto del velo d’ignoranza, Rawls immagina una situazione originaria in cui gli individui, che devono decidere sui principi da osservare in futuro nella società che stanno fondando, non sanno che posizione, che talenti, che capacità avranno nella futura società. Sotto questo velo d’ignoranza devono decidere per i principi di giustizia. Rawls dice che se questa gente sapesse che in futuro saranno, per esempio, molto ricchi, evidentemente direbbero, basandosi su un criterio di egoismo razionale, di volere che i ricchi abbiano più diritti; ma poiché non sanno se saranno ricchi o no, se saranno persone con grandi talenti o no, opteranno per principi di eguaglianza; diranno che il sistema più giusto è quello in cui le persone che hanno una situazione peggiore siano più avvantaggiate che negli altri sistemi alternativi. L’aspetto interessante è questo: il velo dell’ignoranza praticamente crea le condizioni affinché persone che pensano solo al loro interesse particolare arrivino a principi di giustizia. L’idea dell’ignoranza in un certo senso trasforma l’interesse particolare in un criterio di universalità perché sotto il velo dell’ignoranza tutti sono uguali e tutti devono astrarre dalle proprie possibili particolari capacità che avranno quando questo velo di ignoranza sarà tolto.

Rifletti su questo nesso tra egoismo e giustizia. Riesci ad immaginare situazioni, magari nella vita scolastica, che suffragano questa teoria?

Esercizio 6 – Il rapporto tra soggetto e potere

Il rapporto fra soggetto e potere ha costituito tema decisivo per una variegata serie di domande cui il pensiero filosofico ha cercato soprattutto nel XX secolo di dare risposta.

Il tema del dileguarsi della personalità individuale di fronte alla impersonalità del potere è il tema centrale della attività letteraria di F. Kafka (18831924), che in tutti i suoi lavori ha descritto proprio questa nuova realtà indotta dalla società di massa legata alla cultura borghese liberale del XX secolo. Leggiamo un suo breve racconto.

Il colpo contro il portone

Era d’estate, una giornata cocente. Ritornando a casa passai con mia sorella davanti al portone d’un cortile. Non so se lei abbia battuto di proposito un colpo contro il portone o per distrazione, o se fece soltanto l’atto col pugno e non l’abbia picchiato affatto. Cento passi avanti, lungo la strada che svolta a sinistra, comincia il villaggio. Noi non lo conoscevamo, ma subito dopo la prima casa uscirono delle persone che ci fecero dei cenni o amichevolmente o impaurite, curve dallo spavento per invitarci a stare in guardia. Indicavano il cortile davanti al quale eravamo passati e ci ricordavano il colpo sul portone. Dicevano che i proprietari del cortile ci avrebbero querelati e l’inchiesta sarebbe incominciata subito. Io ero molto tranquillo e tranquillai anche mia sorella. Lei probabilmente non aveva neanche battuto il colpo, e se anche lo avesse fatto, in nessun luogo al mondo si intenta una causa per questo. Cercai di farlo capire anche a quella gente: essi mi ascoltarono, ma si astennero dal dare un giudizio. In seguito dissero che non solo mia sorella, ma anch’io come fratello sarei stato accusato. Ascoltai sorridendo. Tutti guardavano verso il cortile come quando si osserva una lontana nuvola di fumo e si aspetta la fiamma. Infatti poco dopo vedemmo entrare uomini a cavallo dentro il portone spalancato. La polvere si sollevò, avvolse ogni cosa, luccicavano soltanto le punte delle lunghe lance. La torma era appena entrata nel cortile, allorché parve avesse subito voltato le cavalcature e movesse contro di noi. Feci per allontanare mia sorella: avrei chiarito tutto da solo, ma lei si rifiutò di lasciarmi. Le dissi di andare almeno a cambiarsi per potersi presentare a quei signori con un abito migliore. Infine diede retta e prese la lunga via di casa. I cavalieri ci avevano già raggiunti e da cavallo chiesero di mia sorella. In questo momento non è qui, fu l’ansiosa risposta, ma verrà più tardi. La risposta fu accolta quasi con indifferenza; anzitutto sembrava importante che avessero trovato me. Spiccavano soprattutto due persone, il giudice, un giovane vivace, e il suo silenzioso aiutante che si chiamava Asso. Fui invitato ad entrare nella stanza del contadino. Adagio, scuotendo la testa, assestandomi le bretelle, m’incamminai sotto gli sguardi penetrati di quei due. Ancora credevo che bastasse una parola per liberare me, cittadino, magari con gli onori, da quel contadiname. Ma quando ebbi varcata la soglia il giudice che era corso avanti e già mi aspettava disse “Costui mi fa pena”. E non vi è alcun dubbi che con quelle parole non alludeva alle mie condizioni del momento, bensì a ciò che mi sarebbe toccato. La stanza somigliava a una cella di prigione più che a una abitazione di contadini. Grandi pietre per pavimento, scure, parete grigia, nuda, non so dove un anello di ferro murato e nel mezzo qualcosa tra il pagliericcio e la tavola operatoria. Potrei assaporare ancora un’aria diversa da quella del carcere? Questo è il grande problema, o meglio lo sarebbe stato, se avessi ancora qualche speranza di essere rilasciato. 

(F. Kafka, Il colpo contro il portone, in Il messaggio dell’imperatore, Adelphi, Milano 1981)

Queste parole ci spingono ad interrogarci sulla dignità dell’uomo, sui cosiddetti diritti umani; ti invitiamo a farlo a partire dalle seguenti domande stimolo:

  • Qual è il significato di quel pugno sulla porta di cui ci parla Kafka?
  • Qual è a tuo avviso la funzione del giudice?
  • Cerca di individuare un qualche avvenimento storico in cui la dinamica del potere si è espressa nella forma descritta da Kafka.
  • Nella tua esperienza personale ti è mai capitato di sentirti schiacciato da un potere che non capisci?

Origine e scopi della società politica (Hobbes)

T1 De Cive, Prefazione – Il metodo della filosofia politica (Hobbes)

T2 Elementi di legge naturale e politica – Libertà naturale e conflitto (Hobbes)

T3 Leviathan – Libertà naturale e ragione (Hobbes)

T4 Elementi di legge naturale e politica – Il patto è il corpo politico (Hobbes)

Società, politica e libertà (Spinoza)

T5 Trattato politico – Il metodo dell’indagine politica (Spinoza)

T6 Trattato teologico-politico – Diritto naturale (Spinoza)

T7 Trattato politico – Il passaggio alla società politica (Spinoza)

T8 Trattato teologico-politico – Natura dello Stato (Spinoza)

T9 Trattato teologico-politico – Stato e società (Spinoza)

Le origini del pensiero liberale (Locke)

T10 Il secondo trattato sul governo – Lo stato di natura (Locke)

T11 Il secondo trattato sul governo – Origini e limiti della proprietà (Locke)

T12 Il secondo trattato sul governo – Patto e maggioranza (Locke)

T13 Il secondo trattato sul governo – Stato e comunità (Locke)

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