La filosofia e la pόlis

socrate

 

Frammenti – L’uomo misura di tutte le cose in Protagora (Sesto Empirico, Platone)

Contro i dogmatici – Nulla è comunicabile (Gorgia)

Contro i dogmatici – Nulla è conoscibile (Gorgia)

Contro i dogmatici – Nulla esiste (Gorgia)

Apologia di Socrate – La sapienza socratica (Platone)

Teeteto – La tecnica maieutica (Platone)

Teeteto – L’arte maieutica di Socrate (Platone)

Il bene

Sulla base delle tue esperienze puoi dire di scegliere sempre ciò che sai come bene?

Chi fa male, secondo Socrate, lo fa perché lo considera bene. E’ così, secondo te? Se così fosse, non si dovrebbero giustificare i delitti più efferati? Che cosa ne pensi?

Se ci si comporta in modo razionale, proprio perché si realizza la natura umana (che è appunto razionale), non si può che essere felici: così pensa Socrate. Ne sei convinto anche tu?

 

La ricerca della definzione

Spiega perché la ricerca della definizione, condotta da Socrate nel corso dei dialoghi con i suoi interlocutori, costituisce un superamento del relativismo sofistico.

 

Infondatezza delle accuse

Leggi il seguente passo tratto dall’Apologia di Socrate: Socrate interroga Meleto mostrando l’infondatezza delle accuse per le quali viene processato.

 

– E dimmi anche questo, o Melèto, per Giove, se è meglio vivere fra onesti cittadini, piuttosto che fra malvagi. Suvvia! Rispondi, amico; non ti domando nulla di così imbarazzante. Non è forse vero che i malvagi recano danno a chi li accosta, mentre la gente onesta reca loro del bene?

– Penso di sì.

– E credi che ci sia alcuno che voglia essere danneggiato, anziché ricevere giovamento da quelli con i quali entra in dimestichezza? […]

– No, certamente.

– E tu citi me davanti ai giudici come uno che corrompe e rende malvagi i giovani volontariamente o involontariamente?

– Volontariamente.

– E che, o Melèto? Giovane come tu sei, pensi di essere tanto più saggio di me, che giovane non sono, da crederti il solo a sapere che i malvagi fanno sempre del male e i buoni del bene? Mi reputi dunque così poco accorto da non capire che quelli che ho reso malvagi non potranno che recarmi del danno? E pensi dunque che io faccia tutto questo volontariamente? Nè io, nè nessun altro è disposto a crederti. Dunque io non corrompo i giovani o, se li corrompo, lo faccio involontariamente, sicché in entrambi i casi tu menti. E se lo faccio involontariamente, la legge non consente di tradurre davanti ai giudici nessuno per tali falli involontari, ma in tal caso occorre che si chiami in disparte il colpevole per ammonirlo e correggerlo nei suoi errori. Poiché è chiaro che io non farò più involontariamente quel che faccio, quando avrò imparato come si fa. Ma tu ti sei ben guardato dal venirmi incontro ed istruirmi. […]

– […] Tuttavia, o Melèto, spiegaci in che maniera allora io corrompa i giovani. Sembra, secondo l’accusa da te sottoscritta, che io corrompa i giovani insegnando loro a non credere agli Dei ai quali crede la città, ma piuttosto a nuove divinità demoniache. Non dici tu che io corrompo i giovani insegnando questo?

– Proprio questo è quello che dico.

– E in nome di questi Dei, o Melèto, spiega più chiaramente a me e ai qui presenti il tuo pensiero. Io non riesco a capire bene se tu voglia dire che io insegni sì a credere che ci siano certe Divinità -nel qual caso io non sono in alcun modo un ateo, nè mi si può dichiarare colpevole – ma che queste Divinità non sono quelle alle quali crede la città, ma altre, e che appunto per questo mi accusi; o non piuttosto tu voglia dire che io non credo affatto che ci siano Dei, e che proprio questo vado insegnando.

– Io intendo dire proprio questo, che tu non credi in alcun Dio. […]

– Nessuno ti crede, o Melèto, e, a quel che sembra, neanche tu credi a te stesso. […]

– E ora considerate meco, o cittadini, in che modo mi pare egli si contraddica. E tu rispondi, o Meleto. […] Dunque tu dici ch’io credo a cose demoniache e che le insegno; sta bene; […] Ma se io credo a cose demoniache, per forza devo credere ci siano anche demoni; non è così? … Certo è così. Ho pur da supporre tu ne convenga, visto che non rispondi. E questi demoni non crediamo siano dei o figlioli di dei? Si o no?

– Senza dubbio.

– O dunque, se io ritengo, come tu dici, ci siano demoni; se questi demoni sono degli dei: ecco il punto dove io dico che tu fai enigmi e ti prendi gioco, quando affermi che io, pur ritenendo non ci siano dei, ritengo viceversa ci siano dei, in quanto ritengo ci siano demoni. E d’altra parte, se questi demoni sono figlioli di dei, siano pure figlioli bastardi generati da ninfe o da altre madri, come anche si dice; quale uomo potrà pensare che ci siano figli di dei e dei no?

 

Formula la risposta alle seguenti domande riferendoti sia al testo letto sia alle tue conoscenze sul pensiero socratico.

  1. Con quale argomentazione Socrate nega la possibilità di aver corrotto volontariamente i giovani?
  2. Perché – secondo Socrate – è opportuno che “si istruisca” chi commette involontariamente una colpa?
  3. Perché tale posizione è definita “intellettualismo etico”?
  4. Come procede Socrate per confutare l’accusa di ateismo mossagli da Meleto?
  5. Come può essere interpretata la figura del demone che Socrate avverte in sé come guida?

 

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32 commenti su “La filosofia e la pόlis

  1. Francesca Matteo il said:

    -Sulla base delle tue esperienze puoi dire di scegliere sempre ciò che sai come bene?

    No, in base alle mie esperienze non sempre scelgo ciò che so come bene perché nella società attuale si tende molto a trascurare la “saggezza”, la “verità” cioè la nostra anima e si tende a dare molta importanza all’aspetto materiale, a cose di poco valore (ricchezza, fama, beni del corpo ecc..). Per scegliere bene ciò che si sa bisogna AGIRE BENE poiché da esso derivano tutti gli altri beni.

    -Chi fa male, secondo Socrate, lo fa perché lo considera bene. E’ così, secondo te? Se così fosse, non si dovrebbero giustificare i delitti più efferati? Che cosa ne pensi?

    Secondo Socrate chi fa male lo fa perché lo considera bene; cioè chi fa del male non considera mai o interpreta in modo sbagliato gli effetti delle proprie azioni quindi si è convinti nella propria ignoranza di fare bene, di fare la cosa giusta anche facendo l’esatto contrario. Nonostante però il fatto che qualcuno sia convinto di questo, secondo me non basta a giustificare per esempio i delitti più atroci poiché in quel caso non ci sono opinioni che possono sostenere una tale follia perché compiere determinate atrocità significa danneggiare qualcuno in modo oggettivo.. quindi non fare del bene in nessun modo. Nessun pensiero potrebbe dire il contrario poiché ci troviamo in questo caso in un pensiero comune.

    -Se ci si comporta in modo razionale, proprio perché si realizza la natura umana (che è appunto razionale), non si può che essere felici: così pensa Socrate. Ne sei convinto anche tu?

    Socrate è convinto che colui che agisce in modo virtuoso, realizzando la propria natura razionale, possa raggiungere la felicità. Sapendo ciò che è giusto, ciò che è vero e quindi razionale si può essere felici. Concordo con lui poiché secondo me chi vive nell’ignoranza, nella finzione, non conoscerà mai la felicità. La felicità è qualcosa che costruiamo noi stessi, grazie alle buone opere. Ad esempio aiutare qualcuno in difficoltà ci fa sentire bene, accettati, felici. Nonostante quindi il fatto che la felicità sia personale e soggettiva essa può derivare solo dal bene, dalle cose giuste, dalla razionalità.

  2. Eleonora Garzillo il said:

    Il bene
    1:Non sempre si sceglie di fare ciò che è bene pur essendone consapevoli,ma a volte non si riflette abbastanza.
    2:No,non penso sia cosi.Si,si dovrebbero giustificare ma un’azione malvagia ha sempre delle conseguenze negative.
    3: No,perchè a volte ragionando su certe cose possiamo renderci conto che in certi momenti della nostra vita dobbiamo fare lo stesso delle scelte anche se ci rendono tristi.

    La ricerca della definizione
    La ricerca della definizione è un superamento del relativismo sofistico perchè dà un significato stabile e universale alle cose .

    Infondatezza delle accuse
    1:Socrate sostiene di aver corrotto i giovani involontariamente
    2:Perchè in seguito non commetterà lo stesso errore
    3:Perchè la volontà è sottomessa all’intelletto
    4:Socrate dimostra con il suo discorso sulla presenza di dei e demoni che Meleto si contraddice da solo
    5:Socrate ritiene che i demoni siano figli degli dei e quindi non può essere accusato di ateismo

    • proflombardi il said:

      Hai sviluppato le tue risposte in modo estremamente sintetico. La prossima volta prova ad “estendere” le tue argomentazioni. Bene.

  3. Claudia Berriola il said:

    1) Risposta:No,perché secondo me e secondo Socrate ciò che si è convinti di sapere in realtà non si sa,per questo non possiamo definire il bene qualcosa che si è convinti di sapere. Bisogna invece andare a documentarsi e quindi filosofare per dire se qualcosa sia bene o male, per scegliere qualcosa come bene bisogna agire bene.

    2) Risposta: Secondo Socrate chi fa male lo fa perché lo considera bene,ovvero non considera le conseguenze di tali azioni e quindi sono convinti di sapere che ciò che è considerato male , per noi , sia una cosa giusta. Ma ciò non tollera che si giustificano le azioni efferate,poiché queste sono azioni sbagliate dove,secondo me,non si possono come qualcosa di bene dato che comunque risultano azioni oggettivamente sbagliate.

    3) Risposta:Secondo Socrate se si pensa in modo razionale non si può che essere felici. Secondo me la felicità
    dipende sia da qualcosa di razionale che da qualcosa irrazionale perché una cosa se si fa in un modo spontaneo può trarre benefici e può portare la felicità, ma ovviamente le azioni che si compiono devono avere nel profondo un pensiero razionale poiché si può rischiare di fare qualcosa che non vada bene e che quindi causerebbe angoscia e malinconia.

    4) Risposta: Socrate attraverso le definizioni , ha voluto portare ordine nel discorso interpersonale giungendo a una precisazione linguistica dei concetti superando la molteplicità delle loro opinioni. Così facendo Socrate è andato oltre il relativismo culturale promosso dai sofisti .

    Risposte inerenti al brano:

    1)”Dunque io non corrompo i giovani o, se li corrompo, lo faccio involontariamente, sicché in entrambi i casi tu menti. E se lo faccio involontariamente, la legge non consente di tradurre davanti ai giudici nessuno per tali falli involontari, ma in tal caso occorre che si chiami in disparte il colpevole per ammonirlo e correggerlo nei suoi errori. Poiché è chiaro che io non farò più involontariamente quel che faccio, quando avrò imparato come si fa.” In queste parole Socrate spiega il perché egli non ha potuto corrompere volontariamente i giovani e cerca di farlo capire a Melèto in quanto lui sostiene il contrario.

    2) Secondo Socrate chi commette una colpa deve istruirsi affinché capisca il motivo per cui la sua azione è
    considerata una colpa e quindi cercando di capire questo motivo magari la prossima volta non commetterà
    più lo stesso errore.

    3)La teoria etica di Socrate consiste nell’INTELLETTUALISMO ETICO, secondo cui il bene si realizza praticando la virtù del sapere: per fare il bene occorre conoscerlo.

    4) Per confutare l’accusa mossagli da Meleto Socrate spiega con il suo discorso l’abbondanza di dei e demoni e che quindi Meleto si contraddice da solo

    5)Socrate ritiene che i demoni siano figli degli dei e quindi non può essere accusato di non credere negli dei.

  4. Francesca Matteo il said:

    La ricerca della definzione:
    Spiega perché la ricerca della definizione, condotta da Socrate nel corso dei dialoghi con i suoi interlocutori, costituisce un superamento del relativismo sofistico.

    Socrate con i sofisti condivide la centralità dell’uomo e la soggettività della conoscenza ma avverte l’esigenza di allontanarsi dal relativismo sofistico. Egli ricerca il significato universale del concetto
    in questione; attraverso la domanda “che cos’è?” (Ti esti?) Socrate provoca gli interlocutori
    conducendoli oltre il loro punto di vista. Secondo Aristotele, Socrate risulta lo scopritore del concetto e il ragionamento di Socrate con il quale egli parte dai casi particolari per poi arrivare ad una conclusione universale viene chiamato ragionamento induttivo.

    Infondatezza delle accuse:
    1) Socrate nega la possibilità di aver corrotto volontariamente i giovani poiché risponde a Meleto dicendogli che i malvagi fanno sempre del male e i buoni il bene. Come può rendere malvagi e
    non procurarsi danni da solo? Ecco perchè dice che anche se corrompesse i giovani lo farebbe
    involontariamente.
    2) E’ opportuno che si istruisca chi commette involontariamente una colpa affinché questa
    persona non faccia più quel che fa quando avrà imparato come si fa.
    3) “Intellettualismo etico” cioè sostenere il primato dell’intelletto nelle scelte etiche trascurando la volontà; però in Socrate non vi è una distinzione chiara fra “intelletto” e “volontà”.
    4) Per respingere l’accusa di ateismo mossagli da Meleto, Socrate procede parlando della presenza degli dei demoni e degli dei dimostrando che Meleto si contraddice da solo poiché quest’ultimo afferma che Socrate crede nei demoni ma se crede nei demoni significa che ritiene che ci siano degli dei.. per questo è una contraddizione all’accusa di ateismo.
    5) La figura del “demone” che Socrate avverte dentro di se è come se fosse un oracolo che gli dice cosa non deve fare e gli fa provare vergogna se compie qualcosa di non giusto. Secondo
    Francesco Adorno è “un invito a non accontentarsi mai, a non accettare nulla se non attraverso
    il vaglio critico, volta a volta, secondo ragione, mediante l’ ‘esame’ “.

  5. Antonio Marano il said:

    IL BENE.
    1. In base alle mie esperienze posso affermare che le persone tendono a scegliere ciò che è bene per se stessi, e soltanto in seguito a pensare a ciò che è bene per gli altri. Molto spesso si tende a trascurare ciò che davvero conta nella vita, che molto spesso rappresenta il bene, e a dare importanza a ciò che è superficiale, che rappresenta il male. Nella vita di ogni uomo è presenta una continua lotta tra bene e male, il singolo individuo deve scegliere da quale parte stare, e di conseguenza come comportarsi.
    2. Secondo Socrate chi fa male lo fa perché lo considera bene. A mio parere il concetto di Socrate era del tutto giusto e fondato, anche se vanno considerati due piani distinti, quello oggettivo e quello soggettivo. Un grave delitto dal punto di vista oggettivo non può essere giustificato, perché va contro la legge. Dal punto di vista soggettivo il delitto può invece essere giustificato; un individuo può commettere un grave delitto perché, dal suo punto di vista, lo considera una cosa giusta, anche se in realtà è una cosa del tutto sbagliata.
    3. Socrate è dell’idea che se ci si comporta in modo razionale si può raggiungere la felicità. Secondo me il ragionamento di Socrate era giusto, seguendo la ragione ed agendo nel modo giusto si può senza dubbio raggiungere la felicità. Vivere nel falso non porterà mai alla conoscenza di sensazioni positive, che ci verranno invece attribuite seguendo il bene. La felicità è quindi qualcosa che ci costruiamo da soli.

    LA RICERCA DELLA DEFINIZIONE
    Socrate non si riconosce nei sofisti, è vicino a questi sotto certi punti di vista, mentre è del tutto lontano sotto altri. Socrate, come i sofisti, crede che la verità assoluta non è accessibile agli uomini, e come loro crede nell’umanesimo, mentre respinge il relativismo. Socrate tramite il dialogo provoca gli interlocutori, attraverso una domanda molto breve (“che cos’è?”), cercando di ampliare il loro punto di vista, e scoprire la natura dell’oggetto in questione. Socrate è spesso considerato lo scopritore del concetto. Il concetto è in poche parole la definizione dell’oggetto in questione.

    INFONDAZETTA DELLE ACCUSE
    1. Socrate afferma che se qualcuno si accosta a persone malvagie riceve esclusivamente danni, mentre se si accerchia di persone buone, non può che ricevere benefici. Il filosofo afferma dunque di aver corrotto i giovani solamente in modo involontario, rendendoli malvagi, e non in modo volontario, spiegando a Meleto che se li avesse corrotti, avrebbe arrecato danni soltanto a se stesso.
    2. Secondo Socrate è opportuno che si istruisca chi involontariamente commette una colpa al fine di non fargliela ripetere involontariamente.
    3. “Intellettualismo etico” significa usare maggiormente l’intelletto nelle scelte e non la volontà. Secondo Socrate, un uomo che conosce il bene non può che agire in modo giusto, se agisce invece in modo sbagliato, significa che non conosce veramente bene.
    4. Socrate confuta l’accusa di ateismo mossagli da Meleto sostenendo la presenza di dei e demoni. Meleto accusa Socrate di credere nell’esistenza dei demoni, il filosofo a sua volta dimostra che l’accusa di Meleto non è altro che una contraddizione, se esistono dei demoni, allora esistono anche degli dei, dato che i demoni non sono altro che figli delle divinità.
    5. La figura del demone è come una guida per Socrate, che gli indica ciò che deve e non deve essere fatto, e gli fa provare vergogna se compie qualcosa di sbagliato. Per Francesco Adorno il demone è come un invito per Socrate a non accontentarsi mai.

  6. Alessia Miranda il said:

    Il bene:

    Sono dell’opinione che la maggior parte delle scelte che un individuo compie, almeno per quanto mi riguarda, riflettano soprattutto il bene personale e dell’individuo in sè. Ciò vuol dire che non sempre compiamo scelte che ci sembrano giuste in senso assoluto, ma soltanto per la salute della nostra persona. Io tendo a comportarmi in un certo modo, ad esempio, perchè prima di tutto è positivo per me e poi magari anche per altri.

    Socrate crede che chi agisce sbagliando lo faccia perché è ignorante e non conosce il bene o una via differente da poter intraprendere. In un certo senso quindi le sue azioni appaiono giustificate dalla sua poca conoscenza ed inconsapevolezza. Non credo però che ciò sia accettabile nella maggior parte dei casi.
    Come uomini ciascuno di noi è un individui pensante, osciente delle proprie azioni, eccezion fatta per coloro i quali o per handicap fisici o per limiti legati all’età non lo sono. Non ci è concesso giustificare un comportamento illecito, sulla base del fatto che l’imputato l’ha commesso per ignoranza, perché in effetti molto spesso non è così. La situazione forse cambia quando ad una persona non vengono insegnati i valori morali e civili fondamentali di quella società,che non si possono apprendere senza una guida, ciò però non implica che l’uomo non abbia colpe, ma al massimo che esse siano effetti di cause in gran parte esterne: non per questo meno aberranti. Socrate è convinto che nessuna persona compia il male volontariamente, che vada contro il bene utilizzando l’intelletto ma secondo il mio punto di vista questo può invece accadere, e succede, ora come a quell’epoca.

    Il filosofo in questione vede nei comportamenti razionali la strada che conduce alla felicità dell’individuo. Per Socrate la gioia è essere in pace con sè stessi, attraverso la realizzazione dei propri obiettivi, quando cioè ci si sviluppa come esseri umani: Il sapiente quindi è felice perchè conosce.
    Per me non è detto che sia necessariamente così: la felicità, come la paura e l’amore è un sentimento ed in quanto tale non dipende dalla logos, ma dal nostro cuore. Possiamo anche essere ricchi ed istruiti ma ciò non toglie che potremmo anche essere le persone più tristi sulla Terra, perché magari non abbiamo nessuno accanto con cui condividere le nostre gioie.

    La ricerca della definizione:

    La ricerca della definizione che Socrate conduce con i suoi interlocutori, costituisce un passaggio importante nel pensiero filosofio, in quanto esso non sarà più legato all’aspetto relativistico. Abbiamo infatti studiato che con il relativismo si intende l’idea secondo cui non esistano verità assolute, ma soltanto verità soggettive ed individuali, che nascono dall’ esperienze e quindi dalla conoscenza del singolo uomo. Per Socrate questo non accade, in quanto egli crede nell’esistenza appunto di definizioni, di concetti che possano ciroscrivere l’essenza stessa di quel qualcosa. L’obiettivo di Socrate, attraverso il dialogo, è quello di dimostrare l’esistenza di un elemento unificatore (archè) che possa andare oltre la pura e semplice soggettività e rendere un qualcosa chiaro e accettato da tutti, perché sostenuto da argomenti razionali. Attraverso questo procedimento possiamo dare così ad una cosa un significato stabile ed universale.

    Infondatezza delle accuse:

    1) Socrate nega di aver corrotto volontariamente i giovani, in quanto ciò vorrebbe dire che egli ha reso coscientemente malvagio qualcun altro. Ma ciò è assurdo poichè tutti sanno che una persona malvagia reca soltanto danno agli altri, anche allo stesso Socrate. Perciò non è possibile che egli abbia agito con consapevolezza perché iò vorrebbe dire essersi fatto del male da solo.

    2) Secondo Socrate è opportuno istruire chi commette involontariamente un peccato perché costui è ignorante e non conosce il bene e se al contrario venisse istruito inizierebbe a prenderne coscienza, insieme a ciò che da esso deriva e quindi non commetterebbe più alcun male.

    3) Tale posizione è definità “intellettualismo etico” perché essa si basa su di un’etica, un morale puramente razionale, legata alla logos e quindi alla natura dell’uomo. È un’etica particolare che si allontana dai doxai dell’epoca, uniti più alla sfera sentimentale e a dei valori differenti, per accostarsi al ragionamento corretto, inteso come presa di coscienza razionale.

    4) Socrate dimostra la falsità dell’accusa di ateismo mossagli da Meleto facendo notare che se egli è accusato di aver corrotto i giovani ed averli indirizzati verso “divinità demoniache”, ciò vorrebbe dire che questi ultimi siamo loro stessi dei o tutt’al più figli di dei e quindi come potrebbe non credere negli dei, cioè essere ateo, qualcuno che pensa esistano i figli di questi ultimi?

    5) La figura del demone che Socrate vede in lui come guida può essere interpretata allo stesso modo di una coscienza umana che lo porta a compiere determinate scelte invece di altre e lo fa vergognare se mette in atto ciò che non è considerato giusto. È quindi una guida perchè lo conduce verso la retta via.

  7. Claudio Massarelli il said:

    Sulla base delle mie esperienze, credo di aver agito sempre secondo la mia coscienza,quindi facendo sempre ciò che mi sembrava bene, giusto, evitando il male.
    Quello che però io penso che sia giusto potrebbe non esserlo per chi vive una realtà sociale e culturale diversa dalla mia.
    L’uomo si differenzia dagli animali non solo perchè dotato della parola, ma anche, e io direi soprattutto,perchè ha la possibilità di ragionare e seguire la propria coscienza.
    Il nostro pensare, il nostro agire e il nostro punto di vista sono tutte cose che dipendono dal nostro contesto quotidiano,dalla nostra epoca ed educazione, ma credo anche che ognuno di noi,indipendentemente dalle possibili variabili sociali, sia proiettato verso un’opinione universalistica che permette di giudicare in modo deciso ed universale i crimini violoenti e gli omicidi efferati.
    Mi sento,infatti, di appoggiare il pensiero socratico secondo cui,se si agisce razionalmente,è difficile sbagliare, proprio perchè si agisce riflettendo e non di istinto.
    Socrate, inoltre, aveva una visione,a mio parare “incosciente” del mondo, perchè sosteneva che nessuno poteva causare del male,sapendo di causarlo.
    Proprio con questa tesi cerca di “discolparsi” dalle accuse che Meleto, nel dialogo tratto da “Apologia di Socrate” di Platone.
    Meleto lo accusa,infatti,di aver corrotto i giovani ateniesi,ma Socrate sostiene che non è affatto così, sia perchè lui non si considera un maestro, quindi non vuole insegnare niente,nè tanto meno corrompere qualcuno, sia perchè, se avesse causato del male, lo avrebbe fatto involontariamente.
    Secondo lui,infatti,sarebbe bene istruire le persone che sbagliano,affinchè non commettino gli stessi errori e non condannarli semplicemente.
    Questa posizione è definita “intellettualismo etico” e,come spiegato precedentemente, si basa sull’idea che chi causa del male,lo fa involontariamente e perchè è ignorante del bene.
    Riguardo all’accusa di ateismo,invece,Socrate nega di non credere negli dei,anzi,crede anche nell’esistenza dei loro figli che identifica come “demoni”,nati,appunto, da due dii o un dio e un mortale.
    La figura del demone assume per Socrate un importante significato,poichè viene visto come una sua guida spirituale e,come affermato da Platone,lo aiuta a non commettere errori.

  8. Martina Vaino il said:

    Sulla base delle mie conoscenze,mi sento di affermare di scegliere sempre ciò che ritengo giusto.
    Com’è stato possibile scoprire durante queste prime tappe dello studio filosofico, il pensiero che ognuno di noi ha in merito alle più svariate tematiche, dall’idea di ciò che bene o non lo è, dalla possibilità di una vita ultraterrena, fino agli argomenti più banali, è fortemente influenzato dal periodo storico in cui si vive, dalla società, dalla politica, dall’educazione ricevuta.
    Dunque,si può agire in base alla propria coscienza, ritenendo “giusto” ciò che per altre persone potrebbe non esserlo.
    Si pensi, ad esempio, alla condizione della donna nel mondo orientale,soprattutto in quegli stati islamici dove sono ancora fortemente radicati i pregiudizi e le disuguaglianze.
    Le donne sono oggetto di profonde discriminazioni,spesso sposano uomini che non amano, non hanno la possibilità di proseguire gli studi, di vestire come desiderano.
    Tuttavia “accettano”, o meglio,sono costrette ad accettare, la propria inferiore condizione sociale,mentre una donna occidentale non accetterebbe in alcun modo una situazione del genere.
    Quindi,come sostenuto precendentemente, la società,la cultura e l’educazione ci portano a valutare le cose che ci circondano o le azioni compiute in modo positivo o meno.
    Socrate ritiene che chi fa del male è perchè ignora il bene,in quanto,secondo il suo parere, nessuno compierebbe del male volontariamente.
    Tuttavia,ritengo che esista una sorta di “coscienza comune”,secondo la quale ogni uomo, dotato di questa coscienza,al di là di ogni status sociale, provenienza geografica o religione, si sdegna allo stesso modo dinanzi ad atti violenti o omicidi efferati.
    Ciò che è giusto per Gesù Cristo,lo è anche per Allah, Buddha o chi altro dio si voglia, e come la morte di una persona innocente è punita in Italia,lo è anche in America, Sud Africa o Palestina ( la Sharia oltre a basarsi sui precetti del Corano e la Sunna del Profeta,chiare espressioni del volere divino, mostra anche il consenso della Comunità).
    Sono infatti le leggi poste alla base di ogni civiltà,ormai da migliaia di anni, che permettono all’uomo di passare dall’animalità alla civiltà (come sostenne Prodico di Ceo).
    Chi agisce rispettando le leggi e il proprio lògos interiore, non lasciandosi vincere dagli impulsi,e quindi in modo razionale,credo che difficilmente possa sbagliare.

    RISPOSTE RELATIVE AL BRANO
    -Socrate nega la possibilità di aver corrotto i giovani volontariamente, in quanto, se lo avesse fatto, avrebbe finito per vivere in una città di giovani corrotti e questa cosa gli si sarebbe potuta ritorcere contro.
    -Socrate ritiene che sia opportuno istruire chi commette involontariamente una colpa, in quanto non si commette del male in modo volontario,se si conosce il bene.
    Le stesse leggi ateniesi di quel periodo prevedevano che chi sbagliasse senza volerlo non potesse essere processato.
    -Tale posizione è definita “intellettualismo etico” proprio perchè Socrate sostiene,come precentemente affermato, che nessuno potrebbe causare del male sapendo di causarlo (non è concepita l’idea di: “conosco il bene,ma non lo voglio”).
    Introducendo questo concetto,Socrate dimostra di aver agito in buona fede e non con l’intento di corrompere i giovani o causare del male alla città di Atene.
    -Per confutare l’accusa di ateismo mossagli da Meleto,il quale lo ritiene un seguace delle dottrine di Anassagora, Socrate esprime un concetto molto semplice: crede nell’esistenza dei demoni,in quanto crede in primis nell’esistenza degli dei.
    Questi demoni,infatti,ritiene che siano i figli delle stesse divinità.
    -La figura del demone, che Socrate avverte in sè come guida, può essere interpretata in un duplice modo.
    Platone ritiene che sia la coscienza del suo maestro, il suo “angelo custode” che lo riporta sulla dritta via, quando è sul punto di cadere nell’errore; per Senofonte,invece, è un’entità che gli consente di agire in determinati modi in determinate situazioni.

    • proflombardi il said:

      Molto interessante e stimolante il confronto con il mondo islamico. Dobbiamo riprendere questo argomento in classe per approfondirlo. Magari non subito ma lo faremo.

  9. Annalisa Mazzanti il said:

    SULLA BASE DELLE TUE ESPERIENZE PUOI DIRE DI SCEGLIERE SEMPRE Ciò CHE SAI COME BENE?
    No, in base alle mie esperienze non posso dire di scegliere sempre ciò che so come bene poiché il bene non è per tutti lo stesso ma ognuno ha un proprio pensiero, una propria concezione di esso. Spesso ognuno di noi possiamo essere convinti di qualcosa, che un qualcosa possa essere ‘’il bene’’ quando in realtà non è così. Inoltre nella società attuale spesso ci facciamo ‘’trascinare’’ da pensieri altrui , quindi scegliere il bene come ci è stato raccontato ma non come in realtà lo è.

    -CHI FA MALE, SECONDO SOCRATE LO CONSIDERA BENE. È COSì SECONDO TE? SE COSì FOSSE MAI SI DOVREBBERO GIUSTIFICARE I DELITTI Più EFFERATI? CHE COSA NE PENSI?
    Secondo Socrate nessun uomo sceglie il male volontariamente. Se un uomo conosce il bene non può far altro che compiere bene. Secondo me tale affermazione da una parte è vera poiché l’uomo spesso sbaglia involontariamente, senza volerlo, credendo di fare qualcosa di buono quando in realtà non lo è, e ciò avviene anche per ignoranza. D’altra parte l’uomo può anche sbagliare volontariamente, compiendo ‘il male’’, un’azione sbagliata sapendo che è tale. Nel primo caso , come Socrate dice, non bisogna condannare l’uomo per un’azione fatta involontariamente ma correggerlo dagli errori, nel secondo caso invece, penso sia giusto punirlo.

    SE CI SI COMPORTA IN MODO RAZIONALE, PROPRIO PERCHè SI REALIZZA LA NATURA UMANA (CHE è APPUNTO RAZIONALE), NON SI Può CHE ESSERE FELICI: COSì PENSA SOCRATE. NE SEI CONVINTO ANCHE TU ?
    Socrate pensa che se ci si comporta in modo razionale non si può che essere felici, quindi si può essere felici solo agendo bene, cioè seguendo la ragione che caratterizza la natura umana. Condivido il pensiero in quanto agendo in un giusto modo, compiendo sempre giuste azioni siamo in pace con noi stessi , quindi felici a differenza di chi invece fa del male quindi da solo si procura l’infelicità. La felicità è qualcosa che ognuno di noi si costruisce , per questo come dice Socrate bisogna seguire la ragione.

    SPIEGA perché LA RICERCA DELLA DEFINIZIONE, CONDOTTA DA SOCRATE NEL CORSO DEI DIALOGHI CON I SUOI INTERLOCUTORI, COSTITUISCE UN SUPERAMENTO DEL RELATIVISMO SOFISTICO.
    La filosofia di Socrate si sviluppa contemporanemente al movimento dei sofisti. La filosofia dei sofisti e quella di Socrate, sono entrambe caratterizzate da un profondo umanesimo. Nonostante questa comune caratteristica, Socrate si distacca dai sofisti in quanto non si accontenta del loro relativismo ma ricerca il significato universale del concetto: il concetto di una cosa. Socrate interagisce e provoca gli interlocutori con una breve domanda ‘che cos’?’ e con questo vuole portarli oltre al loro punto di vista e far scoprire invece una vera definizione generale. Socrate quindi vuole passare dal ‘’particolare’’ all’ ‘universale’ e tale processo logico verrà chiamato da Aristotele ‘ragionamento induttivo’
    Formula la risposta alle seguenti domande riferendoti sia al testo letto sia alle tue conoscenze sul pensiero socratico.
    CON QUALE ARGOMENTAZIONE SOCRATE NEGA LA POSSIBILITà DI AVER CORROTTO VOLONTARIAMENTE I GIOVANI?
    Socrate nega di aver corrotto volontariamente i giovani poiché egli in tal caso saprebbe di procurarsi del male , ma nessuno vuole questo, visto che secondo Socrate nessuno compie il male sapendo che è male.
    PERCHè –SECONDO SOCRATE- è OPPORTUNO CHE SI ‘ISTRUISCA’ CHI COMMETTE INVOLONTARAMENTE UNA COLPA?
    Secondo Socrate è opportuno che ‘’si istruisca’’ chi commette involontariamente una colpa poiché non lo si può condannare , tradurre davanti ai giudici ma bensì bisogna correggere il colpevole dai suoi errori in modo da non poterli ripetere.

    Perché TALE POSIZIONE è DEFINITA ‘INTELLETUALISMO ETICO’?
    Secondo Socrate l’uomo compie volontariamente solo le azioni che sono da lui considerate come buone e compie invece un’azione malvagia, ‘fa del male’ a causa di un difetto di conoscenza (ignoranza). Ciò verrà in seguito definito da Aristotele ‘’intellettualismo etico’’, cioè di aver sostenuto il primato dell’intelletto nelle scelte etiche trascurando la volontà.

    COME PROCEDE SOCRATE PER CONFUTARE L’ACCUSA DI ATEISMO MOSSAGLI DA MELETO?
    Socrate per confutare l’accusa di ateismo mossagli da Meleto procede affermando che l’accusa è in sé contraddittoria poiché Meleto lo accusa di non credere in nessun Dio e di insegnare questo, però con tale affermazione Meleto dice anche che Socrate crede in cose demoniache, credendo appunto nei demoni che vengono considerati dei. Socrate quindi è colpevole di non credere agli dei ma di credere agli dei, si presenta infatti una contraddizione.
    COME PUò ESSERE INTERPETRATA LA FIGURA DEL DEMONE CHE SOCRATE AVVERTE IN Sé COME GUIDA?
    Socrate spesso ripete di essere stato guidato da un demone , una figura che avverte in sé come guida. Tale figura non va intesa come una ‘voce della coscienza’ ma bensì come una voce di origine divina che fa vergognare l’uomo quando compie un’azione ingiusta.

  10. Antonio Iorio il said:

    1) Socrate nega la possibilità di aver corrotto volontariamente i giovani e quindi di averli resi malvagi perchè se l’ avesse fatto, questi potevano recargli danno.
    2) Secondo Socrate è opportuno che si istruisca chi commette involontariamente una colpa perchè quando
    l’ ha fatto non era a conoscenza del male che stava provocando.
    3) Tale posizione è definita intellettualismo etico perchè si basa sulla conoscenza del bene; Socrate pensava
    che se un uomo conosce il bene non può che far del bene, se un uomo si comporta male è perchè non sa che cosa è il bene.
    4) Socrate per confutare l’ accusa di ateismo mossagli da

    Melèto

    vuole far capire ai cittadini che le accuse di
    questo sono contraddittorie a se stesse.
    5) La figura del demone che Socrate sente dentro di se è come una sorta di oracolo interiore e rappresenta la sua coscienza che gli dice ciò che non deve fare e gli fa provare vergogna se compie atti ingiusti

    • proflombardi il said:

      Buon lavoro anche se le risposte sono piuttosto sintetiche. Manca la riflessione sul bene. La aspetto! L’accusatore di Socrate si chiama Melèto non Mileto.

  11. Giuseppe Lanzuise il said:

    Sulla base delle tue esperienze puoi dire di scegliere sempre ciò che sai come bene?
    Certo che no anche perché non saprei da dove iniziare nel definire ciò che noi chiamiamo “bene”. Dopotutto ognuno di noi ha la propria concezione di bene la quale può risultare sbagliata per altri,non dico che io scelga sempre il “bene” ma ciò che mi sembra più giusto fare seguendo la mia concezione astratta di bene.

    Chi fa male, secondo Socrate, lo fa perché lo considera bene. E’ così, secondo te? Se così fosse, non si dovrebbero giustificare i delitti più efferati? Che cosa ne pensi?
    come ho detto poc’anzi,ognuno da una propria definizione di bene che secondo altri può essere considerata sbagliata,il che porta ad una domanda più che plausibile…Cosa è in realtà il bene? Come l’esempio che ci presenta Socrate della virtù,noi consideriamo “bene” soltanto degli esempi di bene (come ad esempio la gentilezza,l’onestà,l’educazione ecc…) ma alla fine non conosciamo con precisione il significato della parola e quindi secondo a mio modesto parere non possiamo dire cosa sia giusto o sbagliato senza seguire una propria opinione personale perché quest’aspetto è puramente soggettivo e non se ne può dare una definizione oggettiva senza conoscerne il vero significato.

    Se ci si comporta in modo razionale, proprio perché si realizza la natura umana (che è appunto razionale), non si può che essere felici: così pensa Socrate. Ne sei convinto anche tu?
    Socrate è convinto che chi sa è felice, perche chi sa,tecnicamente conosce cosa è bene e quindi evita il male per non nuocere alla propria felicità,eppure lo stesso Socrate diceva che nessuno era realmente sapiente,nessuno conosceva cosa fosse giusto e cosa fosse sbagliato ma solo una serie di punti di vista. Nonostante ciò,sono completamente d’accordo con Socrate,anche perché se continuassimo a proporci domande e innescare in noi la sete di conoscenza per arrivare finalmente alla conoscenza vera e propria,allora nessuno confonderebbe più il bene con il male

  12. Ciro Del grande il said:

    -Sulla base delle tue esperienze puoi dire di scegliere sempre ciò che sai come bene?
    No perche parlando in generale ogni persone ha una sua concezione di bene e a tutti e capitato pur non volendo di voler far del bene ma intanto fa qualcosa di sbagliato quindi posso dire chr dalle mie esperie credo di non aver fatto sempre la cosa giusta perche noi non possiamo saperr o definire il bene in se per se !!
    -Chi fa male, secondo Socrate, lo fa perché lo considera bene. E’ così, secondo te? Se così fosse, non si dovrebbero giustificare i delitti più efferati? Che cosa ne pensi?
    Come abbiamo gia detto noi non sappiamo in realtá cos’ è il bene e quindi Socrate dice ” che chi fa del male è ignorante del bene “e quindi a questo punto si dovrebbe dire che chi fa del male lo considera bene proprio perche il bene è soggettivo e ognuno puo interpretarlo come vuole percio sono d’accordo con Socrate

    Se ci si comporta in modo razionale, proprio perché si realizza la natura umana (che è appunto razionale), non si può che essere felici: così pensa Socrate. Ne sei convinto anche tu?
    Sono d’accordo con Socrate perche se una persona raggiungesse una felicita significa che è sapiente ma dal momento in cui la mente umana è razionale ci saranno sempre domande sul sapere che fanno diventare una persona sapiente !!

  13. Marika Ciccarelli il said:

    1) Socrate definisce la virtù come sapere, e saper cosa è giusto fare in ogni situazione. Egli afferma che la virtù è uno dei valori più importanti, questa deriva da una conoscenza e sapienza interiore, infatti come abbiamo letto nel dialogo tratto dall’”Apolologia di Socrate” di Platone, la domanda che il filosofo pone ai cittadini riguarda l’importanza che questi ultimi associano o alle ricchezze e la potenza o alla virtù stessa. Socrate nonostante tutto non intende, però, incriminare “la bellezza esteriore” ma afferma che bisogna utilizzare questa con sapienza, al fine solo di far del bene. Il filosofo afferma infatti che non dalla ricchezza deriva la virtù ma quest’ultima nascono tutti i beni dell’uomo e la sua massima conoscenza e in privato e in pubblico. In conclusione, sulla base delle mie esperienze, avute in ambito familiare, scolastico e sociale, tenendo conto della formazione ricevuta da questi ambienti, posso affermare che qualsiasi individuo sceglierà prima ciò che è bene per se stesso e poi ciò che è bene, anche, per gli altri. Potrei ritenere di assumere comportamenti e di prendere decisioni tenendo conto delle conseguenze che ne derivino da questi, e , tentando di non recar danno a nessuno, ma fino a che punto si può ritener veritiera tale affermazione? Secondo il mio umile parere, l’uomo è una macchina di egoismo, che pone se stesso al centro non solo del proprio mondo, ma dell’universo e pertanto, conseguentemente, le sue azioni saranno vuoi volontariamente vuoi involontariamente perennemente egoistiche.
    2) Socrate afferma che mentre il coraggioso affronterà il rischio con intelligenza, perché avrà valutato le conseguenze, il temerario lo farà con ignoranza non valutando il rischio stesso. Infatti sostiene chela felicità è data dal lògos e che quindi il male conduce all’infelicità. Socrate dice che un uomo sceglie il male involontariamente poiché egli è ignorante del bene. Il malvagio è, quindi, colui che non sa andare oltre le apparenze, il piacere immediato e l’utile. Considerando a tal proposito i reati, anche i più gravi, secondo le teorie del filosofo di Atene, questi comportamenti dovevano essere scaturiti dall’ignoranza, tutto potrebbe ricondurre alla sua stessa condanna. Ma come poter assolvere tali azioni? Nel dialogo rivolto ai suoi concittadini, Socrate(“Apologia di Socrate” di Platone), afferma di non temere per sé, e la sua morte, quanto più di temere per la punizione che verrà inflitta da Dio ai suoi uccisori, poiché questi hanno rifiutato il dono divino, che risulta essere il filosofo stesso. E secondo me è proprio in questo momento che entra in gioco la giustizia, ma non quella divina che potrebbe non essere condivisa dalla molteplicità, ma la giustizia universale: la legge. E’ solo per mezzo della legge che si possono punire queste azioni, che pertanto non possono essere assolte come scaturite dall’ignoranza. Nessun uomo può definire la vita di qualchedun altro e allo stesso tempo nessun altro dovrà portare un individuo all’estrema follia per commettere gesti folli.
    3) Non credendo nel destino, non credendo ad alcuna divinità o esistenza ultraterrena, posso affermare che la felicità è qualcosa che si raggiunge solo tramite il volere dell’uomo, assumendo pertanto comportamenti razionali, l’uomo si realizza e quindi è felice. L’uomo, inoltre, seguendo la razionalità come dice Socrate non avrà paura nenahce della morto, perché non conoscendola non potrà definirla come il migliore dei bene o il peggior dei male. In fondo però vi è un aspetto più carnale della felicità che si svincola dal logos. La felicità, infatti, secondo me, la si raggiunge quando oltre alla realizzazione di se stessi si ha qualcuno con cui condividere la propria vita, che altrimenti sarebbe determinata da una perenne malinconica infelicità.
    La ricerca della definzione
    Socrate condivide coi sofisti i tòpoi del nuovo scenario filosofico completamente umanistico, ma respinge alcuni atteggiamenti di questi, fra i quali il relativismo. Il relativismo è la concezione secondo la quale non esistono verità assoluto, ma solo verità relative. A detta del filosofo ateniese non esistono verità mutevoli o molteplici, ma solo verità universali. Ed è per giungere alla scoperta di queste che Socrate intraprende i dialoghi, e la domanda che pone ai suoi interlocutore come indicazioni per condurli oltre il proprio punto di vista, è «che cos’è »(tì esti?). Ciò che produrrà questa ricerca può e deve essere condiviso da tutti perché sostenuto da argomentazioni “razionali”.

    Infondatezza delle accuse

    1) Socrate è accusato di aver corrotto volontariamente i giovani ma quest’accusa è infondata. Lo stesso filosofo spiega che i malvagi faranno sempre del male e i buoni del bene, quindi le persone che egli stesso ha reso malvagi recheranno danni anche alla sua persona. Pertanto Socrate non ha agito volontariamente, perché sarebbe controproducente nei riguardi di se stesso, e neanche volontariamente, in quanto, non potendo la legge giudicare tali falli involontari, egli comunque non è stato ammonito o corretto dai suoi errori al fine di non ripeterli più.

    2) Socrate afferma che alla legge non è concesso punire un individuo per falli involontari, ma nell’eventualità questi si verificassero, occorre, invece, che si convochi il colpevole in privato per correggere i suoi errore.
    Infatti il filosofo di Atene sostiene che è opportuno che si ammonisca chi commette una colpa involontariamente, poiché, solo inseguito a siffatta correzione, questi non potrà più sbagliare accidentalmente ma, questa volta, solo volontariamente.

    3) Socrate è considerato di aver professato un “intellettualismo etico”, questo è l’atteggiamento che consiste nel sostenere il primato dell’intelletto nelle scelte piuttosto che la volontà o le intuizioni. Secondo Socrate, infatti, l’uomo raggiunge la felicità quando ha elaborato una razionalità virtuosa. A detta del filosofo di Atene un individuo riesce a rendersi libero nel momento in cui è capace di auto controllarsi e gestire i propri impulsi. L’uomo virtuoso saprà, pertanto, cos’è bene fare in qualsiasi situazione e raggiungere così l’eudaimonίa( felicità o benessere), poiché non sarebbe concepibile l’effermazione «Conosco il bene, ma non lo voglio. »

    4)Socrate chiede conferma a Melèto per la sua accusa di corrompere i giovani insegnando loro a non credere agli dei ai quali crede la città, ma piuttosto a nuove divinità demoniache. Seguendo tale ragionamento, Socrate, non sarebbe in alcun modo da ritenersi ateo nel caso contrario questi dovrebbe, invece, non credere affatto all’esistenza di dei. A questo punto Melèto cade in contraddizione affermando di accusare il filosofo di ateismo. Ma Socrate confuta la tesi di Melèto perché , infatti, se questi, come sostenuto inizialmente, accusava lo stesso di credere a cose demoniache, la presenza di queste comporta alla presenza di demoni, i quali devono, perentoriamente, esser dei o figli di dei. In ultima analisi Socrate credendo, a detta di Melèto, che non vi siano dei ma demoni, e d’altra parte, che tali demoni debbano per forza di cosa essere essi stessi divinità, non è possibile pensare che vi siano figli di dei e non dei stessi.

    5)La figura del demone che Socrate avverte in sé come guida è in grado anche di riferire al filosofo ciò che deve fare e che gli fa provare vergogna se questo non è giusto. Potremmo intendere questa “creatura” come la coscienza, una voce divina che Socrate avverte dentro di sé.

  14. Chiara Viglietti il said:

    -Sulla base delle tue esperienze puoi dire di scegliere sempre ciò che sai come bene?

    Non mi ritengo ancora abbastanza matura per distinguere ciò che è veramente la cosa giusta da fare da quello che dovrei evitare,ma dalle mie esperienze posso dire che non sempre si sceglie ciò che si sa come bene.
    Ho sempre cercato di agire in bene,nonostante alla fine le cose mi si siano rivoltate contro. Spesso mi sono fatta del ‘male’da sola per far del bene agli altri,ma tante volte questo mio comportamento mi si è rivoltato contro e per questo,sono arrivata a capire che dovevo agire in bene prima per me stessa,poi per quello che mi circonda. Capendo che precedentemente agivo in male,credendo fosse bene,solo il tempo mi ha fatto capire quale fosse la giusta strada da seguire.
    Ognuno di noi ha una concezione diversa di bene e di conseguenza ogni individuo agisce in modo diverso l’uno dall’altro.

    -Chi fa male, secondo Socrate, lo fa perché lo considera bene. E’ così, secondo te? Se così fosse, non si dovrebbero giustificare i delitti più efferati? Che cosa ne pensi?

    A mio parere esistono vari tipi di male che una persona può provocare. Alcune persone sono giustificabili in quanto si comportano come afferma Socrate, ovvero perché lo considerano davvero come bene. Altre invece agiscono sapendo del grande male che possono provocare sia per se stessi che per gli altri e di conseguenza questo non mi porta a giustificare i delitti più efferati.

    -Se ci si comporta in modo razionale, proprio perché si realizza la natura umana (che è appunto razionale), non si può che essere felici: così pensa Socrate. Ne sei convinto anche tu?

    Socrate afferma che se ci si comporti in modo razionale non si può che essere felici.
    Credo che in realtà non tutto si basi sulla ragione,in quanto l’uomo spesso e volentieri agisce secondo il suo impulso o il proprio istinto che lo porta ugualmente alla felicità. Sostengo che per arrivare alla totale felicità l’uomo debba trovare il giusto connubio tra il suo modo razionale e irrazionale di fare,senza farsi sopraffare né dall’uno né dall’altro.

    LA RICERCA DELLA DEFINIZIONE
    Spiega perché la ricerca della definizione, condotta da Socrate nel corso dei dialoghi con i suoi interlocutori, costituisce un superamento del relativismo sofistico.

    Il pensiero di Socrate si sviluppa contemporaneamente a quello dei sofisti,nonostante ciò l’unico punto in comune tra i sofisti e Socrate è l’umanesimo,ovvero mettere al centro di tutto l’ uomo.
    Socrate prenderà le distanze dai sofisti per il loro relativismo,ovvero i sofisti sostengono che non esistono verità assolute,ma soltanto verità soggettive. Socrate attraverso la ricerca della definizione che avviene attraverso il dialogo con i suoi interlocutori,ponendo loro una domanda breve ‘che cos’è?’, vuole dimostrare che non esistono soltanto verità individuali,ma che esistano verità universali .Socrate con questo suo modo di porre domande viene considerato lo scopritore del concetto

    INFONDATEZZA DELLE ACCUSE.
    1)Socrate nega di aver corrotto i giovani volontariamente rendendoli malvagi, in quanto i malvagi provocano del male alle persone che le circondano,di conseguenze allo stesso Socrate.Quindi come poteva egli rendere i giovani malvagi se questo comportava far del male a se stesso?
    2)Socrate afferma che sia opportuno istruire chi commette involontariamente una colpa,in quanto questa persona non conoscendo il bene e quindi ‘ignorante’ possa istruirsi e non ripetere più gli stessi sbagli.
    3)Questa posizione viene chiamata intellettualismo etico,ovvero secondo Socrate se un uomo conosce il bene non può che agire in modo corretto facendo quindi del bene,al contrario se un uomo non conosce il bene non può che provocare del male.
    4)Socrate riesce a respingere l’accusa di ateismo mossa da Meleto affermando che esistono dei e demoni.Meleto sostiene che Socrate crede nei demoni contraddicendosi in quanto se egli crede nei demoni,allora crede nello stesso tempo che esistano degli dei
    5)La figura del demone in Socrate,viene considerato da lui come una coscienza,la quale gli indica le scelte giuste da fare e se è opportuno lo fa vergognare qualora scegliesse di compiere atti sbagliati.

  15. Antonio Russo il said:

    Il bene

    -Sulla base delle tue esperienze puoi dire di scegliere sempre ciò che sai come bene?

    No, in base alle mie esperienze ho capito che chiunque vorrebbe fare ciò che è bene, e così anche io… Purtroppo a volte fare ciò che è bene non è sempre facile, anzi risulta molto più difficile… nonostante questo ho sempre
    cercato di fare ciò che era giusto, a volte non ci sono riuscito e questo mi ha aiutato ad affrontare meglio le situazioni che si sarebbero presentate successivamente. Le scelte che prendiamo portano sempre un fine, come raggiungerlo a volte conta a volte no, l’imporatante alla fine è arrivarci, sperando che quello sia bene!
    -Chi fa male, secondo Socrate, lo fa perché lo considera bene. E’ così, secondo te? Se così fosse, non si dovrebbero giustificare i delitti più efferati? Che cosa ne pensi?

    Secondo me chi fa male non lo fa solo perchè lo considera bene… Noi uomini siamo esseri molto emotivi, quindi spesso non ci facciamo guidare dalla ragione, che dovrebbe portare al bene, ma ci facciamo accecare dalle nostre emozioni che possono portarci consapevolmente a fare del male.
    -Se ci si comporta in modo razionale, proprio perché si realizza la natura umana (che è appunto razionale), non si può che essere felici: così pensa Socrate. Ne sei convinto anche tu?

    Io condivido in parte l’idea di Socrate. Infatti un’uomo razionale può sciegliere di far bene senza inciampare in errori che lo potrebbero portare a far del male. Ma un’uomo razionale sa anche che la vita non è fatta solo di
    bene e felicità, quindi la vita di un’uomo, sebbene sia il più saggio e razionale mai esistito, sarà sempre un’alternarsi di felicità e dispiaceri!
    La ricerca della definzione

    -Spiega perché la ricerca della definizione, condotta da Socrate nel corso dei dialoghi con i suoi interlocutori, costituisce un superamento del relativismo sofistico.
    Socrate durante le discussioni con qualsiasi cittadino, poneva una semplice domanda (“che cos’è”), estranea alla cultura sofistica. Infatti Socrate non si accontenta del relativismo dei sofisti, ma cerca un significato universale da attribuire al concetto in questione. Quando si discute di un concetto non si può definire prima che cosa sia e di cosa tratti. Si può arrivare alla soluzione del problema solo grazie alla generalizzazione del concetto che viene applicato a vari casi particolari, dando così una definizione ad esso.

    1- Con quale argomentazione Socrate nega la possibilità di aver corrotto volontariamente i giovani?
    2- Perché – secondo Socrate – è opportuno che “si istruisca” chi commette involontariamente una colpa?
    3- Perché tale posizione è definita “intellettualismo etico”?
    4- Come procede Socrate per confutare l’accusa di ateismo mossagli da Meleto?
    5- Come può essere interpretata la figura del demone che Socrate avverte in sé come guida?
    1) Socrate dice che se corropesse volontariamente i giovani lo farebbe a suo discapito pochè sarebbero uomini malvagi, che potrebbero danneggiare anche lui. Quindi se corrompe i giovani lo fa involontariamente pochè non vuole che i giovani gli rechino danno.
    2) Socrate dice che chi commette involontariamente una colpa lo fa appunto perchè non conosce quell’errore,
    istruendo quella persona si può far si che egli non commetta più lo stesso errore.
    3)“L’intellettualismo etico” pone in prima posizione l’intelletto nelle scelte etiche e non la volntà, pochè un’uomo commette un male solo per mancanza di sapienza o intelletto, pur volendo commettere azioni buone, sebbene nel pensiero di Socrate non possiamo distinguere bene le differenze tra intelletto e volontà.
    4) Socrate presenta una contraddizione nelle accuse di Meleto, poichè egli sostiene che Socrate non crede in nessuono Dio, insegnando anche che essi non esistono, bensì crede nei demoni, che allo stesso tempo sono Dei. Quindi c’è una contraddizione nelle accuse di Meleto, che sostiene allo stesso tempo che Socrate crede e non crede agli dei e insegna che essi esistono e non esistono.
    5) Socrate avverte questa figura dentro di se che gli parla e gli dice cosa fare, potrebbe essere intesa come la sua coscenza che lo aiuta e lo assiste durante la sua giornata!

  16. Raffaele Avallone il said:

    A) IL BENE:Credo con fermezza che il bene scaturisce sempre, come dice anche Socrate, da azioni controllate cioè da azioni prima pensate e poi attuate. Secondo le mie esperienze non tutto ciò che faccio è bene ma appunto per questo cerco soluzioni intelligenti da contrappore invece ad altre fatte inconsciamente. Quindi concordo con Socrate sul fatto che il bene, sia donato sia ricevuto, porta sempre alla felicità perché è appunto un qualcosa che unisce le persone e le rende migliori; il bene infatti ci dona anche un nuovo modo di rendere positivo sia il rapporto con noi stessi sia il rapporto con le altre persone; fare del bene secondo me è anche un metodo per diffondere lo stesso poiché và di persona in persona. Non concordo sul fatto che chi fa male lo fa perché lo considera bene; questa espressione e del tutto sbagliata secondo me, perché che fa del male per avere il bene fa scaturire di se solo un immagine di egoismo e menefreghismo oltre a portare il male all’individuo a cui e fatto, quindi se si fa del male si diffonde il male. Di fatto come dice Socrate il comportarsi razionalmente facendo il bene porterà sicuramente alla felicità perché è appunto un modo razionale di vivere la vita.

    B) INFONDATEZZA DI ACCUSE
    1.Socrate nega di aver corrotto volontariamente i giovani utilizzando la cosiddetta “fase negativa del dialogo” cioè un metodo particolare di Socrate il quale è basato sulla continua formulazione di domande all’interlocutore fino a farlo arrivare sia a capire lo sbaglio che ha commesso sia a far capire, come in questo caso, che ciò che ha detto può essere scaturito solo dall’ignoranza; infatti Socrate afferma che meleto non è altro che un ignorante perché si vuole fingere più saggio di lui che è anche più vecchio.
    2.Socrate dice che è opportuno istruire chi commette involontariamente una colpa perché appunto istruendolo lo si aiuta a capire cosa ha fatto e quindi l’errore, ma soprattutto a correggere appunto l’errore alla prossima volta che si presenterà “ Poiché è chiaro che io non farò più involontariamente quel che faccio quando avrò imparato come si fa”.
    3.Tale posizione si chiama intellettualismo etico perché appunto segue un etica che è fortemente legata al logos e di conseguenza al comportamento umano, un etica che si basa soprattutto sul ragionamento cosciente e non più sui sentimenti.
    4.Socrate controbatte l’accusa di ateismo affermando che questi demoni con cui lui ha corrotto i giovani non possano essere altro che dei o persino figli di dei, quindi come si potrebbe pensare che esistano demoni figli di dei ma non dei? Mileto quindi è ignorante a credere che non ci siano dei infatti non si può considerare ateo colui che crede negli dei oppure nei figli degli dei.
    5.Come abbiamo già detto Socrate non era ateo ma credeva in questo essere divino inferiore agli dei ma superiore agli uomini. Secondo il mio parere il demone sarebbe come un ipotetico sub-conscio di Socrate che lo dissuade da compiere certe azioni , infatti Socrate stesso dice di essere spinto da questa divinità a confrontarsi e ricercare la verità morale.

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